Anche quando il linguaggio è privo di inflessioni emotive, i cani riescono a distinguere parole significative, dimostrando una sorprendente sensibilità all’ascolto selettivo.
Uno studio pubblicato sulla rivista Animal Cognition ha evidenziato come i cani siano in grado di riconoscere parole a loro familiari anche all’interno di un discorso pronunciato con tono piatto e senza segnali emotivi. L’indagine è stata condotta in collaborazione tra l’Università di Lincoln, l’Università del Sussex e la Jean Monnet University di Saint-Étienne, e rivela che la comprensione del linguaggio da parte dei cani non si basa esclusivamente sul tono o sulla postura del parlante, ma coinvolge anche una capacità di discriminazione linguistica più avanzata di quanto si ritenesse.
I ricercatori hanno coinvolto 70 cani, sottoponendoli a un test durante il quale i loro proprietari leggevano ad alta voce il Rainbow Passage, un testo standard utilizzato in fonetica per contenere un’ampia gamma di suoni. Durante la lettura, mantenuta su un tono neutro, venivano inserite frasi senza significato pratico e comandi familiari come “vieni qui”. Nonostante l’assenza di intonazioni marcate, molti cani hanno mostrato reazioni immediate e coerenti ai comandi funzionali, indicando una notevole capacità di ascolto selettivo.
Il fenomeno osservato suggerisce che i cani non si limitano a reagire alla voce affettuosa o al linguaggio espressivo tipico del Dog-Directed Speech (Dds). I risultati dello studio indicano che la componente semantica del discorso rimane accessibile anche in sua assenza, sebbene la prosodia esagerata renda più semplice la comprensione.
Una serie di test supplementari ha dimostrato che i cani rispondono più prontamente alle parole significative se pronunciate con tono diretto e affettuoso, ma sono comunque in grado di individuare quelle stesse parole anche in un flusso linguistico neutro. I ricercatori hanno osservato inoltre che alcuni soggetti mostravano una reazione più decisa alle voci maschili neutre, un dato che potrebbe dipendere dalla differenza naturale di timbro o da un effetto di percezione più marcata.
Lo studio mette in luce un aspetto affascinante del comportamento canino: la capacità di restare attenti anche quando non sono direttamente interpellati. Secondo i ricercatori, questa sensibilità permette ai cani di cogliere segnali verbali che li riguardano anche durante conversazioni tra esseri umani, confermando la presenza di un’intelligenza vigile e orientata all’interazione.
Questi risultati arricchiscono la comprensione della comunicazione tra uomo e cane, suggerendo che la relazione si basi su una competenza linguistica complessa e non limitata a semplici associazioni. Il legame tra le due specie, affinato nei secoli, continua a rivelare nuove sfumature grazie all’approccio scientifico.
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