“È un randagio”, ma è il suo cane, finge per farselo operare gratis

Ha inscenato il ritrovamento di un cane per accedere a un’operazione gratuita da 5.000 euro: ora rischia accuse penali gravi.

Simula un abbandono per curare gratis il suo cane

Un episodio che sta facendo discutere coinvolge una donna e un Chihuahua di razza, al centro di una vicenda giudiziaria che solleva interrogativi sul rapporto tra cittadini e istituzioni, e sull’uso distorto delle risorse pubbliche destinate agli animali in difficoltà. La protagonista della storia avrebbe inscenato il ritrovamento di un cane randagio ferito, nel tentativo di farlo curare a spese del Comune.

La donna si è presentata presso gli uffici competenti segnalando il presunto abbandono del cucciolo, sostenendo di averlo trovato per strada in gravi condizioni. A insospettirsi, però, è stato l’assessore al Benessere animale, che ha trovato insolita la razza del cane, molto costosa e difficilmente compatibile con la condizione di randagismo.

L’indagine smaschera la truffa ai danni del Comune

L’assessore ha così avviato una verifica, coinvolgendo la polizia municipale per fare luce sul caso. Le indagini hanno accertato che il cane non era affatto abbandonato: apparteneva proprio alla donna, la quale, non potendo permettersi l’intervento chirurgico necessario per una frattura, aveva pianificato la truffa per far ricadere l’intero costo — stimato in 5.000 euro — sulle casse pubbliche.

Il cucciolo non era dotato di microchip, un elemento che la donna ha probabilmente sfruttato per rendere più credibile la messinscena. Tuttavia, le successive verifiche hanno confermato la premeditazione del piano: l’idea era di simulare il salvataggio, ottenere le cure gratuite tramite l’ente, e solo successivamente “adottare” formalmente il cane.

Denunciata per simulazione di reato, falso e truffa

Una volta scoperta la verità, la donna è stata denunciata per simulazione di reato, falso e truffa ai danni di un ente pubblico. Le accuse sono particolarmente gravi, in quanto riguardano il tentativo di sottrarre fondi destinati a cani randagi realmente bisognosi di assistenza sanitaria. Se il piano fosse riuscito, avrebbe sottratto risorse già scarse a casi autentici, mettendo in pericolo la possibilità di salvare animali abbandonati senza alcun sostegno.

Il gesto, secondo l’assessore, è stato «gravemente lesivo nei confronti della collettività e degli animali che non hanno nessuno pronto a lottare per la loro sopravvivenza». La vicenda ha riaperto il dibattito sulla necessità di rafforzare i controlli nei confronti di chi cerca di approfittare dei servizi pubblici per interessi personali.

Lorenzo Costantino

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