Paolo, il pensionato vedovo che ha ritrovato la voglia di vivere grazie a una cagnolina abbandonata

Dopo la morte della moglie, Paolo era rimasto solo e spezzato. Poi è arrivata Fedora, un incontro inatteso che ha cambiato ogni cosa.

Una vita fatta di rinunce e un sogno mai realizzato

Paolo, nome di fantasia, ha guidato autobus per una vita intera: gite scolastiche, viaggi turistici, turni domenicali e poche ferie. Ogni giorno lo ha dedicato al lavoro, alla moglie Rosa, al loro piccolo orto e alla dignità di vivere onestamente. Il suo unico sogno, sin da bambino, era avere un cane. Ma Rosa, dichiaratasi allergica al pelo degli animali, non lo ha mai permesso. E lui, per amore, ha sempre rispettato quel desiderio.

Il tempo è passato. Dopo cinquant’anni di matrimonio, finalmente in pensione, Paolo sogna di rallentare, di godersi il sole siciliano e i giorni accanto alla moglie. Ma il destino ha altri piani. Rosa muore improvvisamente per un infarto, lasciandolo solo, senza più quella voce, quella presenza, quell’appiglio.

Fedora, il regalo della vita dopo una perdita devastante

A cambiare tutto è Giuseppe, il nipote. Durante una corsa mattutina, trova una cagnolina legata a un albero con una catena arrugginita. Gli occhi dolci e spaventati di quella creatura gli ricordano la nonna. È convinto che quell’incontro non sia un caso, ma un dono. Taglia la catena, la libera, la coccola. La battezza Fedora, in omaggio alla nonna e al greco Theodòros, che significa “dono di Dio”.

La porta al nonno dicendogli: “È un regalo della nonna”. Paolo resta in silenzio. Poi sorride. Non ha dubbi. Fedora entra in casa e subito anche nel suo cuore. È grande, possente, con un pelo color avorio e occhi profondi, capaci di raccontare tempeste e notti all’addiaccio. Ma dentro è una cucciola: docile, buona, fiduciosa.

Una nuova compagna, una nuova felicità

Ogni giorno, Paolo e Fedora stanno insieme. Dormono vicini, passeggiano, si guardano negli occhi come se si conoscessero da sempre. Lei appoggia la testa sulle sue gambe, lui le accarezza il muso. È un linguaggio silenzioso ma potente. Fedora cammina con la grazia di chi ha conosciuto la fatica, eppure non si piega. È un’anima randagia con il coraggio di fidarsi ancora.

Insieme hanno costruito una nuova normalità. Non fatta di parole, ma di gesti. Fedora non è solo un cane: è una presenza viva, forte, grata. E Paolo, nonostante il dolore, dice di sentirsi ancora vivo. Quel mese di maggio, il destino gli ha portato via un amore… e gliene ha donato un altro.

Francesco Antonicelli

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