Troppo affettuoso per essere amato: Joel viene abbandonato, ma oggi si chiama Toblerone e ha trovato casa

Un gatto dolcissimo restituito al rifugio perché “chiedeva troppe coccole”. Ora vive in una famiglia che lo ama proprio per quello che è.

Restituito perché amava troppo

È stato restituito perché troppo affettuoso”. Una frase difficile da accettare, eppure è questa la motivazione con cui il piccolo Joel, un gatto nero dagli occhi intensi, è stato riportato in rifugio pochi mesi dopo l’adozione. Era stato scelto con entusiasmo, sembrava la nascita di una nuova vita felice. Ma quando il suo bisogno di affetto si è rivelato quotidiano, costante, travolgente, chi lo aveva accolto si è tirato indietro. Il contatto, le fusa, il sonno sulla spalla: tutto è diventato “troppo”.

E così Joel è tornato dietro le sbarre. Non perché aggressivo o malato. Ma perché amava troppo.

“Troppo affettuoso”: da difetto a dono

Al rifugio, i volontari non avevano dubbi: “Joel è un tesoro. Ama stare in braccio, dormire con te, giocare. Cerca l’amore in ogni istante”. Ma per molti, quell’amore era ingombrante. Troppo vicino, troppo costante, troppo… vero.

Poi, come spesso accade, la svolta è arrivata quando meno ci si aspettava. Una ragazza e suo padre, in lutto per la perdita del loro gatto, stavano cercando un nuovo compagno per Archer, il micio di casa rimasto solo. Quando hanno visto Joel, hanno sentito che qualcosa si era acceso. L’empatia è stata immediata.

Durante il viaggio di ritorno, la ragazza ha detto: “Se lo adottiamo, lo chiamerò Toblerone. Al sole il suo pelo sembra cioccolato fondente”. E quel nome è diventato promessa: una volta dato, non si può più tornare indietro.

Toblerone, amato per quello che è

Oggi, Joel si chiama Toblerone, vive in una casa piena di affetto e continua ad essere sé stesso: attaccato, bisognoso, dolcissimo. Ma stavolta nessuno lo respinge. “È più affettuoso della media, ma per noi è perfetto”, dice la sua nuova umana.

Un finale che riscatta un abbandono assurdo. Una seconda possibilità che dimostra che non esistono animali “troppo” affettuosi: esistono solo persone che non sanno accogliere l’amore, e altre che lo riconoscono al primo sguardo.

Francesco Antonicelli

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