Un viaggio d’amore lungo 1000 km: Marta cerca di salvare il suo Ares
La loro storia è nata nel dolore e continua nella speranza. Era il 2013 quando Marta, allora giovanissima, sentì dei guaiti provenire da un cassonetto dei rifiuti. All’interno di un sacchetto c’era una cucciolata di cagnolini abbandonati: solo uno era ancora vivo. Lo ha preso in braccio, lo ha chiamato Ares, e da quel momento non si sono più lasciati.
Un’amicizia indissolubile nata in circostanze drammatiche e rafforzata da mille battaglie, soprattutto contro la malattia. A soli tre mesi, Ares riceve la prima diagnosi che lascia pochi spiragli: leishmaniosi. I veterinari sono scettici, ma Marta non si arrende. Con costanza, amore e dedizione, riesce a salvargli la vita. Inizia così un lungo percorso fatto di controlli, cure, paure e nuove speranze.
Un viaggio di 1000 km per cercare di salvarlo ancora una volta
Nel novembre 2023, la diagnosi più dura: melanoma orale maligno. Un tumore raro per la taglia di Ares, ma estremamente aggressivo. Ha già invaso la cavità nasale e si è diffuso a linfonodi e polmoni. A Messina, dove Marta e Ares vivono, non esiste un centro attrezzato per le cure necessarie. Non c’è radioterapia per animali. La TAC più vicina è a Catania, ma non basta.
La ragazza scopre che l’unico centro oncologico veterinario specializzato in Italia si trova a Sasso Marconi, vicino Bologna. Non ci pensa due volte: raccoglie i suoi pochi risparmi, prende Ares – 32 chili di amore e coraggio – e affronta un viaggio di 10 ore, da sola, con il suo cane malato in braccio.
“Anche un cane ha diritto a essere curato”
Ares non può guarire, ma le cure giuste possono regalargli altri mesi, forse anni di vita, con dignità e senza dolore. Marta, che ha sempre fatto tutto da sola, oggi non ce la fa più economicamente. I costi di treni, medicine, visite e trasferte verso Bologna e Zurigo – dove si trova un altro centro specializzato – sono ormai insostenibili.
«È diritto di un essere vivente ricevere cure adeguate», dice Marta, con una lucidità che commuove. «Un cane non può morire solo perché nato nel posto sbagliato, o perché il suo umano ha pochi soldi».
Per questo ha lanciato una raccolta fondi: per chiedere aiuto a chiunque voglia regalare ad Ares giorni felici, dignitosi, pieni d’amore. Nessuna cifra è troppo piccola, nessun gesto inutile. Ogni euro donato può fare la differenza per un cane che da dieci anni resiste e ama, e per la ragazza che non ha mai smesso di crederci.