Il racconto straziante di un padrone costretto a dire addio al suo cane dopo una vita insieme. “La firma tremava, ma soffriva troppo”.
L’ultimo giorno insieme
“Toby aveva 15 anni. Tutto questo è arrivato troppo in fretta”. Con queste parole si apre il racconto di chi ha dovuto compiere la scelta più difficile: accompagnare il proprio cane nell’ultimo viaggio. Tornato a casa il 18 agosto 2025, ha trovato Toby in preda a una crisi che non aveva mai avuto prima. Era la prima volta che il fedele amico a quattro zampe si sequestrava, un campanello d’allarme che ha segnato l’inizio della fine. Col passare delle ore le convulsioni non si fermavano, tra lacrime e impotenza: “Soffriva così tanto. I suoi occhi sembravano vuoti, come se avesse smesso di vivere”.
La decisione più dolorosa
Il peggioramento è stato rapido e crudele. Toby non riusciva più a stare in piedi né a camminare, il suo corpo ormai non reggeva più. L’unica possibilità rimasta era l’eutanasia, una scelta carica di dolore ma dettata dall’amore, per liberarlo da una sofferenza insopportabile. “Quando sono andato a firmare il modulo per l’eutanasia, la mia mano tremava così tanto che la mia firma sembrava quella di un bambino di 3 anni”, racconta. L’ultimo gesto d’affetto è stato tenerlo tra le braccia, affinché potesse addormentarsi sentendo ancora una carezza familiare.
Un amore che non muore
Il vuoto lasciato da Toby è immenso, ma resta la consolazione di avergli regalato un’intera vita di amore e dignità fino all’ultimo respiro. La sua ultima foto, ancora vivo, è quella in cui riposa tra le braccia di chi lo ha amato senza condizioni per 15 anni. Una testimonianza che racconta la forza del legame tra uomo e cane, capace di superare il tempo e la morte stessa, perché certi amori non finiscono mai davvero.