Patrick, gatto Bengal amato da un poliziotto, è stato soppresso per sbaglio a Port Broughton. Il Consiglio locale ha ammesso l’errore e chiesto scusa.
Un errore fatale ha spezzato la vita di Patrick, un gatto Bengal di sei anni di Port Broughton, in Australia Meridionale. All’inizio di luglio il micio era finito in una trappola nell’ambito di un’operazione di contenimento dei gatti randagi nella regione dello Spencer Gulf. Portato in una clinica veterinaria, era stato sottoposto a scansione per la ricerca del microchip: il dispositivo non fu rilevato e si decise per la soppressione immediata.
Solo dopo la tragedia è emerso che Patrick era microchippato, registrato e soprattutto non era un randagio, ma l’amato animale domestico di un poliziotto locale. La notizia ha scosso l’intera comunità, lasciando una famiglia distrutta e molti cittadini inorriditi.
La presidente del Barunga West Council, Maree Wauchope, ha espresso pubblicamente rammarico per la vicenda, sottolineando come i proprietari avessero fatto tutto correttamente: “Hanno fatto tutto nel modo giusto. Patrick è scomparso la sera prima di essere catturato e la mattina successiva il proprietario ha bussato alle porte dei vicini, ha pubblicato un annuncio sui social e ha contattato immediatamente l’ufficio del Consiglio”.
Nonostante gli sforzi della famiglia per ritrovarlo, la macchina burocratica si era già messa in moto. Solo dopo le segnalazioni dei proprietari, il personale ha deciso di ricontrollare gli animali soppressi, scoprendo l’irreparabile errore: il microchip c’era, ma non era stato rilevato alla prima scansione. “Non so come sia avvenuto l’errore – ha detto Wauchope – ma non posso annullarlo. Posso solo chiedere scusa e fare in modo che non accada mai più”.
Il Consiglio ha deciso di rivedere le procedure sulla gestione dei gatti, sospendendo l’esternalizzazione dei servizi di cattura e annunciando il ritorno alla prassi di tentare prima la ricollocazione degli animali. È stato inoltre stabilito un risarcimento di circa 4.000 dollari australiani (circa 2.300 euro) ai proprietari. Una cifra simbolica che non potrà mai colmare la perdita.
La famiglia di Patrick, invece di trattenere il denaro, ha scelto di donarlo a un ente benefico che si occupa di animali sfortunati, trasformando il dolore in un gesto di speranza per altri. La vicenda resta un monito drammatico sulla necessità di maggiore attenzione e accuratezza nella gestione degli animali catturati.
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