Trovato in una scatola nel gelo, il piccolo Petrisor ora sogna una nuova vita

Abbandonato in un parcheggio deserto, ha resistito per giorni senza acqua né cibo. Salvato da una volontaria, ora cerca una famiglia che lo ami per sempre.

Il salvataggio in extremis nel freddo e nella solitudine

Aveva solo tre mesi e conosceva già la paura più profonda. Il piccolo Petrisor si trovava rannicchiato in una scatola umida, al centro di un parcheggio isolato, senza case, persone o rifugi nelle vicinanze. Nessuno che lo accudisse, nessuno che si fermasse a offrirgli aiuto. Solo il silenzio, il gelo e il buio a fargli compagnia.
Per giorni ha resistito in condizioni estreme, senza acqua né cibo, stringendosi a quel cartone come se fosse l’unico riparo sicuro in un mondo che l’aveva dimenticato. La sua storia, arrivata dagli Stati Uniti, è un nuovo, toccante esempio di quanto amore e speranza possano ancora salvarsi, anche dopo la crudeltà dell’abbandono.

L’intervento di Alexandra Sava e la rinascita al rifugio

A notarlo per caso sono stati alcuni automobilisti di passaggio, che hanno scattato una foto e l’hanno condivisa sui social nella speranza di attirare l’attenzione di qualcuno disposto a intervenire. E così è stato: Alexandra Sava, fondatrice del rifugio Sava’s Safe Haven, ha visto l’immagine e non ha esitato un istante.
Ha percorso chilometri per raggiungerlo, affrontando ore di ricerca nel nulla. Quando finalmente l’ha trovato, Petrisor tremava di paura e diffidenza. Solo con infinita pazienza e gesti delicati, la donna è riuscita a conquistare la sua fiducia e a portarlo in salvo.

Subito visitato da un veterinario, il piccolo è stato curato per pulci, zecche e disidratazione, poi riscaldato, rifocillato e trasferito al rifugio, dove ha cominciato il suo percorso di riabilitazione emotiva. Ogni giorno che passa, raccontano i volontari, Petrisor si apre un po’ di più, imparando che non tutti gli esseri umani fanno del male.

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