In un negozio di animali una cucciola con crisi epilettiche attendeva una decisione. Un incontro casuale diventa una scelta consapevole e una nuova vita condivisa.
Sono entrata in un negozio di animali per una cosa qualunque, una commissione veloce, senza aspettarmi nulla di diverso. Poi, quasi per caso, l’ho vista. Una gabbietta messa da parte, leggermente discosta dalle altre, con un’etichetta che indicava che quella cucciola non era disponibile. Era piccola, delicata, composta. Non saltava, non cercava attenzioni. Guardava il mondo con una calma profonda, di quelle che spezzano il cuore. Chiedendo informazioni, mi è stato spiegato che soffriva di crisi epilettiche e che, proprio per questo, il suo futuro non era ancora stato deciso. Era lì, in attesa, come se la sua vita fosse sospesa tra una scelta e l’altra.
Ascoltando quelle parole, ho capito che non potevo semplicemente annuire e andare via. Non era una storia da lasciare lì. Senza pensarci troppo ho parlato, quasi d’istinto: “Viene con me”. In quel momento non c’erano certezze, né garanzie. C’era solo la consapevolezza di volerle offrire protezione. Ho preso tutto il necessario e le ho dato un nuovo nome: Luce. Un nome scelto perché avevo bisogno che ricordasse a entrambe che anche nelle storie più difficili esiste qualcosa capace di illuminare il cammino, anche quando è fragile e incerto.
Luce non ha bisogno di essere aggiustata o cambiata. È bella così com’è, con la sua fragilità e la sua forza silenziosa. La sua presenza quotidiana è una lezione costante: scegliere di proteggere non significa eliminare le difficoltà, ma decidere di affrontarle insieme. Ogni giorno insegna cosa vuol dire accogliere senza condizioni, riconoscere valore anche dove altri vedono solo limiti. E a volte, basta davvero poco: fermarsi, guardare, scegliere.
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