“Bevevo per morire, poi un cane randagio mi ha salvato”, ora ha una missione

L’ex imprenditore irlandese Niall Harbison, dopo anni di alcol e un ricovero in terapia intensiva, ha trovato nei cani abbandonati della Thailandia la ragione per vivere.

Dall’abisso dell’alcol al fondo dell’ospedale

Per Niall Harbison, ex imprenditore irlandese, il successo non bastava più. Dopo aver costruito e venduto un’azienda in patria, si era trasferito in Thailandia nella speranza di curare un vuoto interiore. In realtà, l’alcol lo stava trascinando verso la fine: “Bevevo tre bottiglie di vino al giorno, rincorrendole con whisky e Valium. Non stavo più cercando di intorpidire il dolore, stavo cercando di uccidermi”, ha confessato all’Huffington Post. La svolta arrivò in un reparto di terapia intensiva, con il fegato ormai al collasso: “Era il fondo. Mi sono svegliato e ho capito che avevo due opzioni: continuare e morire, oppure fermarmi e affrontare tutto”. Quel giorno decise di smettere. Non ha più toccato un bicchiere.

L’incontro con i randagi e la nascita di Happy Doggo

La sobrietà, però, non bastava. Serviva un senso, una missione. “All’inizio erano solo un paio di randagi che vedevo sull’isola. Erano malati, zoppicanti. Ho lasciato un po’ di cibo. Il giorno dopo ne sono arrivati di più”, racconta. Da quei gesti semplici è nato Happy Doggo, il progetto che oggi sfama oltre 1.200 cani al giorno e finanzia migliaia di sterilizzazioni al mese. Il motivo? “Questi cani hanno vissuto il peggio, ma vogliono ancora fidarsi. Ti guardano ancora con speranza. Questo mi colpisce ogni volta”.

Tina, la cagnolina che ha cambiato tutto

Il capitolo decisivo si è scritto con una foto su WhatsApp: una cagnolina pelle e ossa, incatenata a una baracca. L’ha chiamata Tina. “I suoi occhi erano spezzati, ma ancora vigili. Quella notte volevo darle un pasto vero, ma ha rischiato di morire di torsione gastrica. Abbiamo usato un ago per far uscire il gas e ho pensato che forse le avevamo regalato un po’ più di tempo”, ricorda. Accanto a lei, Niall comprese fino in fondo la sua rinascita: “Ho pensato a tutte le notti in cui volevo morire, e lì ero, a fare di tutto per mantenere in vita questo piccolo cane spezzato”. Tina rifiorì, guadagnandosi il soprannome di Tina Turner per un ciuffo ribelle. La sua storia ha fatto il giro del mondo, diventando simbolo di resistenza e speranza.

Oggi Harbison guarda avanti con un obiettivo che definisce folle ma possibile: salvare metà dei 500 milioni di randagi nel mondo. “La sobrietà mi ha restituito la vita. Ma i cani mi hanno dato un motivo per viverla. Credo che un cane possa salvare la vita di un uomo. E credo che Tina non fosse solo un cane. È stata l’inizio di tutto”.

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