Un 33enne di Trieste sopravvive per sette giorni e sette notti sulle Prealpi Giulie grazie al cagnolino Ash, rimasto al suo fianco fino all’arrivo dei soccorsi.
La caduta durante la traversata e l’impossibilità di muoversi
Era partito per una traversata di più giorni, come faceva ogni anno, insieme al suo cane Ash. Un’abitudine consolidata, fatta di montagna, silenzio e autonomia. Ma questa volta qualcosa è andato storto. Lungo il percorso sulle Prealpi Giulie, il 33enne triestino è scivolato per diversi metri all’interno di un canale, riportando una grave frattura alla caviglia. L’impatto lo ha lasciato ferito e policontuso, rendendogli impossibile proseguire o chiedere aiuto. Con uno sforzo estremo è riuscito a trascinarsi fino a un torrente vicino per bere, poi si è fermato. Le temperature erano rigidissime, l’area isolata, senza copertura. Da quel momento è rimasto bloccato nella vallata, esposto all’addiaccio, senza cibo e con pochissime forze.
Sette giorni e sette notti con Ash accanto
Accanto a lui, senza mai allontanarsi, c’era Ash. Il cagnolino è rimasto per tutto il tempo vicino al suo umano, vegliandolo giorno e notte. Non lo ha lasciato solo nemmeno nei momenti più difficili, quando il freddo e la stanchezza sembravano prendere il sopravvento. Per sette giorni e sette notti, Ash è stato presenza costante, compagnia e sostegno. Un legame che si è rivelato decisivo non solo sul piano emotivo, ma anche per la resistenza psicologica del giovane. Quando i tecnici del Soccorso Alpino della stazione di Udine lo hanno finalmente raggiunto, l’uomo era stremato, affamato e assetato, ma ancora vivo. Le prime parole pronunciate sono state chiare: “Se sono vivo è anche grazie ad Ash, che mi ha fatto compagnia”.
Il soccorso e il lieto fine
Il 33enne è stato recuperato e trasportato in elisoccorso in ospedale per le cure necessarie. Le sue condizioni, pur serie, non erano critiche. Ash, invece, è rimasto con i soccorritori durante le operazioni, sano e vigile dopo giorni trascorsi all’aperto. La storia si è conclusa con un lieto fine, ma ha riportato l’attenzione su un elemento spesso sottovalutato nelle situazioni di emergenza in montagna: la forza del legame tra uomo e animale. In questo caso, la fedeltà silenziosa di un cane ha fatto la differenza tra la vita e la morte.