Pupy dopo 30 anni dietro le sbarre e la vita in cattività, l’elefantessa africana ritrova la libertà in Brasile

Dopo tre decenni in un recinto a Buenos Aires, Pupy è stata trasferita in un santuario in Brasile: sarà la prima elefantessa africana ospitata nel nuovo habitat.

Tre decenni dietro le sbarre: la vita in cattività

Per oltre trent’anni, l’unico orizzonte conosciuto da Pupy, elefantessa africana, è stato il piccolo recinto di cemento dell’ex zoo di Buenos Aires, oggi Ecoparco. Arrivata nel 1993, quando le strutture zoologiche erano ancora vetrine di esotismo, Pupy è stata una delle tante vittime del traffico illegale di fauna selvatica. Accanto a lei, nel tempo, hanno vissuto e sono morte tutte le altre elefantesse del parco.

Tra mura artificiali e l’eco del traffico urbano, ha trascorso gran parte della sua esistenza. Poi, il 14 aprile, quel recinto si è finalmente aperto. Pupy ha iniziato un viaggio di quasi 4.000 chilometri che la porterà al Global Sanctuary for Elephants, in Brasile, nel cuore del Mato Grosso. Sarà la prima abitante africana dell’area a lei riservata: oltre 1.000 ettari di natura, silenzio e libertà.

Un trasferimento atteso da anni

Il percorso verso la liberazione non è stato semplice. Ci sono voluti più di due anni di preparazione: autorizzazioni burocratiche, protocolli sanitari rigorosi e un lungo addestramento dolce, sempre rispettoso dei tempi dell’animale. A febbraio, Pupy aveva rifiutato di salire nella cassa. Sembrava non pronta. Poi, a fine marzo, qualcosa è cambiato. Ha fatto un passo avanti. Era tempo di partire.

Il momento del saluto è stato commovente. I suoi custodi l’hanno accompagnata mentre la cassa, costruita su misura per garantirle il massimo benessere, veniva sollevata e caricata sul camion. Sullo sfondo, il ricordo di Kuky, la sua compagna di recinto, morta nell’ottobre 2024, proprio quando arrivarono le autorizzazioni per la sua partenza.

Quella notte, Pupy ha vocalizzato a lungo. Come se sapesse. Da allora è rimasta sola, ma forse anche più serena. Ora, nel nuovo santuario, ritroverà volti familiari: Mara, trasferita dall’Ecoparco nel 2020, Guillermina, arrivata da Mendoza, e presto anche Kenia, un’altra elefantessa africana.

Un simbolo di riscatto

Il trasferimento di Pupy è il risultato di anni di impegno da parte di attivisti e operatori che, dal 2015, hanno lottato per la trasformazione dello zoo di Buenos Aires in un Ecoparco. Un gesto simbolico, come quell’abbraccio collettivo dei cittadini attorno alle gabbie, che oggi si è trasformato in una realtà concreta.

Pupy non è più un’attrazione. I suoi primi passi sulla terra rossa del Brasile segnano l’inizio di una nuova vita: libera, finalmente. Un segno di speranza per tutti gli animali che ancora aspettano il proprio riscatto.

claudia de napoli

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