“Troppo vivace per vivere”: la storia di Lupa, salvata dall’eutanasia e in cerca di amore

Legata senza cibo né acqua, Lupa è sopravvissuta all’abbandono e al rischio di essere soppressa. Ora sogna una casa dove essere accolta per sempre.

Lupa, due anni e un passato di abbandono e crudeltà

Si chiama Lupa, ha solo due anni e porta già sul suo manto le cicatrici di un’esistenza segnata dalla trascuratezza e dalla solitudine. Quando i volontari dell’associazione AIPAE Odv della Provincia di Messina l’hanno trovata, era legata in un terreno di campagna, esposta al sole cocente, senza cibo né acqua, affamata e disidratata.

Il suo ritrovamento risale al giugno 2024, e la segnalazione è stata condivisa per la prima volta sul profilo Instagram ufficiale dell’associazione. Le sue condizioni erano talmente gravi da far temere il peggio. Ma a rendere ancora più inquietante la vicenda è un dettaglio: alcuni volevano ricorrere all’eutanasia, semplicemente perché ritenuta “troppo vivace”.

Sopravvissuta per miracolo, oggi cerca una famiglia

L’abbandono di Lupa sembra essere stato tutt’altro che accidentale. Dopo il salvataggio, nessuno ha mai cercato di riprenderla, e i volontari sospettano che il suo abbandono sia stato deliberato, forse motivato da una vivacità mal interpretata come problema comportamentale, quando invece si trattava di un cane pieno di energia e bisogno di affetto.

L’insofferenza verso la sua vitalità è stata una scusa per disfarsene”, dicono dall’associazione. Eppure oggi Lupa è viva, recuperata, curata, e in attesa di una nuova possibilità: quella di essere finalmente amata da chi sappia comprenderla.

Un appello dal cuore: “Lupa merita una casa sicura”

Lo scorso 24 novembre, AIPAE Odv ha rilanciato l’appello di adozione per Lupa, anche sulla pagina Facebook. Si cerca per lei “un posto sicuro”, una famiglia pronta ad accoglierla e proteggerla, lontana per sempre da catene, incuria e giudizi frettolosi.

Lupa non è solo un cane da salvare: è il simbolo di quanti animali vengono abbandonati non perché malati o pericolosi, ma perché troppo pieni di vita per essere gestiti da chi non sa amare davvero. La sua storia è un invito a guardare oltre i pregiudizi e ad aprire il cuore a chi ha ancora tanto da dare.

Francesco Antonicelli

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