Una donna aveva denunciato il rifugio per latrati e abbai. Ora l’Enpa dovrà trasferire gran parte degli animali, nonostante i rilievi fonometrici sotto la soglia di legge.
In Valtellina, provincia di Sondrio, il canile gestito dall’Enpa di Montagna è finito al centro di una battaglia legale iniziata nel 2022. Una donna residente a Busteggia, confinante con la struttura, aveva denunciato i gestori per via dei continui abbai, sostenendo che i rumori disturbassero la sua vita quotidiana, di giorno e di notte. Dopo due anni di contenzioso, il giudice ha accolto le sue ragioni, imponendo al rifugio di ridurre drasticamente il numero di cani ospitati. Ad oggi gli animali presenti sono quindici, ma soltanto cinque potranno restare, mentre gli altri dovranno essere trasferiti. Alla decisione si accompagna anche una sanzione: 50 euro di multa per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento.
I volontari dell’associazione hanno espresso forte disappunto attraverso la pagina ufficiale, spiegando che i rilievi fonometrici avevano dimostrato livelli sonori ben al di sotto delle soglie consentite: circa 46 decibel, pari a una normale conversazione. Nonostante questo, il taglio degli ospiti è stato imposto. “È un provvedimento che appare ancor più ingiusto se si pensa che la legge regionale consente a un privato cittadino di detenere fino a 9 cani in ambito domestico senza particolari restrizioni”, hanno sottolineato. Come soluzione, l’Enpa ha avanzato una controproposta: mantenere undici box per abbassare ulteriormente la soglia sotto i 40 decibel, come suggerito da un perito di parte. La presidente provinciale Sara Plozza ha ricordato inoltre che un trasferimento forzato comporterebbe gravi conseguenze per gli animali: “Questa struttura è molto più di un ricovero: è presidio sociale, inclusione, educazione. Accogliamo scuole, persone con autismo, progetti di reinserimento e collaborazione con centri anziani e cooperative sociali”.
Il canile di Montagna è attivo dal 1979, molto prima che fosse costruita l’abitazione della donna che ha dato il via alla battaglia legale nel 1994. Da allora la struttura ha accolto centinaia di cani abbandonati, diventando un punto di riferimento per la zona. Oggi, però, il futuro appare incerto: la decisione del giudice rischia di minare la capacità di accoglienza e la missione sociale di un rifugio che da decenni opera per il benessere degli animali e per il sostegno a persone fragili.
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