Nel 1963 fu lanciata in orbita dalla Francia e tornò viva sulla Terra, ma la sua fine fu decisa in laboratorio. Solo nel 2019 il mondo ha iniziato a ricordarla
Quando si pensa alla corsa allo spazio degli anni ’50 e ’60, vengono in mente nomi come Laika, la cagnetta sovietica, o Ham, lo scimpanzé americano. In pochi, invece, ricordano Félicette, la prima gatta nello spazio, protagonista di una missione francese poco nota ma destinata a lasciare un’impronta indelebile.
Era il 18 ottobre 1963 quando Félicette – nome ufficiale C 341, ma ribattezzata successivamente dal pubblico – venne lanciata a 161 km dalla Terra a bordo di un razzo Veronique AG1. Il volo, durato in tutto 15 minuti, la portò a sperimentare per circa 5 minuti l’assenza di gravità. A differenza di altri animali-simbolo delle missioni spaziali, Félicette tornò viva, atterrando in sicurezza grazie a una discesa controllata in paracadute.
Félicette era una dei 14 gatti selezionati per il programma spaziale francese, ma fu lei a essere scelta per il volo storico. La sua avventura, tuttavia, non ebbe un epilogo felice. Sebbene fosse rientrata in buona salute, appena un anno dopo venne sacrificata in laboratorio: gli scienziati decisero di sezionare il suo cervello per studiare possibili effetti delle radiazioni e dell’assenza di gravità.
Una fine silenziosa e dimenticata per decenni. Mentre Laika diveniva un’icona mondiale e Ham un simbolo della scienza americana, la storia di Félicette scivolava nell’oblio, quasi cancellata dai libri e dalle celebrazioni ufficiali.
Solo nel 2019, oltre 55 anni dopo il volo spaziale, l’International Space University di Strasburgo ha deciso di rendere omaggio a Félicette, inaugurando una statua in bronzo realizzata dallo scultore Gill Parker. L’opera raffigura la gattina con lo sguardo rivolto verso il cielo, accanto a una piccola placca commemorativa.
Un gesto che ha restituito un minimo di dignità a un animale sacrificato in nome del progresso, ma dimenticato per troppo tempo. La statua oggi ricorda al mondo che anche dietro le imprese più eroiche della scienza si celano vite innocenti, spesso trattate come strumenti e non come esseri viventi.
La vicenda di Félicette resta un monito sul rapporto tra ricerca e rispetto animale, e una storia che merita di essere ricordata con consapevolezza — non solo per il suo valore scientifico, ma per la riflessione etica che impone.
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